Maria Spallanzani

Reggio Emilia, 6 Giugno 1877
Reggio Emilia, 2 Luglio 1942

 


Spallanzani, Maria e altri
Menada Giuseppe e figli a Reggio.

Diario di guerra 15-18

MARIA SPALLANZANI MENADA Da "Storie di Famiglia" di Luisa Bosi.

Maria Spallanzani nacque a Reggio Emilia il 6 giugno del 1877, primogenita di quattro figli, da Piero Spallanzani e Mariannina Manzotti.

La famiglia Spallanzani era originaria di Scandiano e derivava dallo stesso ceppo di Lazzaro Spallanzani, il celebre scienziato e matematico vissuto nel XVIII secolo. La discendenza non era diretta, essendo Lazzaro un abate, ma l'appartenenza alla famiglia scandianese, era confermata da una serie di documenti in cui gli Spallanzani, pur essendo privi di titoli nobiliari, vengono qualificati come “gentiluomini” di condizioni economiche agiate e dediti a professioni liberali.

Piero Spallanzani era figlio di Giobatta (Giambattista) Spallanzani, dottore in legge e notaio, di idee apertamente liberali, avendo partecipato ai fatti del '48, come membro del governo provvisorio. Aveva sposato Maria Ferrari che proveniva da una famiglia reggiana di possidenti molto conosciuta, dalla quale ebbe 10 figli. Piero, nato nel 1851, compì studi giuridici ed esercitò per molti anni la funzione di giudice conciliatore accanto all'attività di volontario della Croce rossa reggiana, all'interno della quale ricoprì ruoli di grande responsabilità, in particolare durante la guerra del '15- '18, quando, già avanti negli anni, si occupò dell'organizzazione dei treni ospedale.

Piero sposò nel 1876 Mariannina Manzotti, proveniente da una famiglia di possidenti modenesi, che gli diede quattro figli, Maria, Aldo, Giovanni, Anna e Cesarina. Mariannina morì prematuramente nel 1898. Piero, rimasto vedovo si risposò con la contessa Giulia Scapinelli dalla quale avrà altri quattro figli: Battino, Lazzaro, Silvio e Ippolito. Maria proseguì gli studi fino a 16 anni, frequentando come semiconvittrice il collegio femminile cittadino di Santa Caterina.

Nel 1901, a 24 anni, si unì in matrimonio con Giuseppe Menada e della cerimonia diede ampio resoconto il quotidiano locale “L'Italia centrale”, grazie alla notorietà dello sposo che, residente in città da poco più di dieci anni, si era conquistato stima e apprezzamento per le singolari doti di intraprendenza e lungimiranza.

Dall'unione nacquero cinque figli: Giacomo nel 1902, Paola nel 1903, Max nel 1906, Franca nel 1909 ed Emilio nel 1912. Maria Spallanzani,oltre alle cure familiari, dedicò la sua vita all'attività di volontariato all'interno della Croce rossa, istituzione che da sempre conosceva per il ruolo di dirigenza che il padre ricopriva.

Nel 1908 era stato istituito il corpo delle Infermiere Volontarie della Croce rossa e nel 1911 Maria iniziò ad operare fra le organizzatrici dell'invio di pacchi con generi di conforto destinati ai soldati italiani durante la guerra di Libia. Aveva allora la semplice qualifica di “dama “ della Croce rossa, ma fu nella primavera del 1915, nell'immediata vigilia dell'entrata in guerra dell'Italia, che il suo impegno compì un deciso salto di qualità.

Nel marzo del 1915 il locale Ispettorato organizzò il primo corso teorico pratico per la formazione di infermiere volontarie: fra le 65 donne che si presentarono all'appello, c'era anche Maria che conseguì il diploma nel maggio successivo. Già verso la metà di giugno cominciarono ad affluire dal fronte i primi soldati feriti ed iniziò così il lavoro delle infermiere che prestavano la loro opera negli ospedali allestiti in tutta fretta in città, dove si poteva, anche fra gli ori e gli stucchi delle eleganti sale del teatro municipale cittadino.

Proprio allora giunse in visita a Reggio Elena di Francia, duchessa d'Aosta, Ispettrice nazionale delle crocerossine e in quell'occasione la nominò Ispettrice provinciale delle infermiere volontarie, incarico direttivo che Maria Spallanzani Menada svolse per tutta la vita. Per il suo operato in tempo di guerra ricevette diversi riconoscimenti: nel 1917 una medaglia di benemerenza conferitale a Roma in Campidoglio, e, dopo la fine del conflitto, una medaglia d'argento ed un'altra nel 1922 quale “benemerita della salute pubblica”.

Nel 1924 per migliorare le sue competenze professionali frequentò un corso per conseguire l'abilitazione ad infermiera di grado superiore. Infatti non si limitava a dirigere e organizzare, ma cercava di mantenere il contatto diretto con la parte concreta e più viva del lavoro di assistenza, come ebbe modo di dimostrare nell'immediato dopoguerra, quando si adoperò per fondare il “ Consultorio e dispensario lattanti e divezzi”.

L'istituzione, strettamente collegata alla locale Croce verde, sorta nel 1914 grazie all'iniziativa del marito Giuseppe Menada e da lui presieduta, si proponeva di assistere ed aiutare le madri che per motivi di lavoro o per condizioni di indigenza, aggravatesi per molte famiglie in seguito alla guerra, non potevano prendersi cura adeguatamente dei figli. Nei locali della Croce verde, venivano fornite visite mediche gratuite, consigli e istruzioni di puericultura e igiene ed era in funzione un “refettorio materno” per gestanti e puerpere in condizioni di povertà con un asilo nido per bambini fino ai tre anni. Si offriva anche la possibilità per i figli delle mondariso, nel periodo di trasferimento in risaia, di essere accuditi in modo permanente, notte e giorno.

Maria Menada non si limitava alle funzioni direttive ma prendeva parte attiva alle cure quotidiane rivolte ai bambini e in questa opera di assistenza coinvolse le giovani figlie Paola e Franca le quali in seguito furono sue allieve, quando frequentarono il corso che le portò ambedue conseguire il diploma di infermiere volontarie della Croce rossa. Per Paola il diploma sarà la rivelazione di una vera e propria vocazione che la porterà a dedicare tutta la vita al volontariato e a raggiungere i vertici dell'istituzione, ricoprendo il ruolo di Ispettrice nazionale delle crocerossine ininterrottamente per trent'anni.

 Il lutto che la colpì nel 1931 con la morte del marito, non distolse Maria Menada dai suoi impegni. Continuò ad occuparsi di madri e bambini anche quando il “Dispensario lattanti” confluì nell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, ente creato dal fascismo. Dal 1928 era divenuta presidentessa delle “Cucine di beneficenza” e si occupava dell'invio dei bambini appartenenti a famiglie povere alle colonie estive ed elioterapiche. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, Maria Spallanzani Menada si ritrovò ancora una volta ad organizzare il servizio di assistenza delle crocerossine reggiane, ma dovette forzatamente abbandonare l'attività per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, già da alcuni anni non buone.

La morte la colse all'età di 65 anni il 2 luglio del 1942, assistita dalla figlia Paola che aveva precipitosamente lasciato l'Africa dove si trovava in missione e che ne raccoglierà l'esempio e le idealità.